Intervista per La gazzetta di Modena

La collezionista di sogni infranti. Barbara Baraldi al Festival Noir di Finale Emilia

Di Gabriele Sorrentino

Amelia non è una ragazza come tutte le altre. E neppure Marina. Entrambe nascondono un segreto. Qualcosa che è meglio non si sappia in giro. Amelia e Marina si sono conosciute in rete, quella ragnatela di voci e volti anonimi che sono l’antidoto più ricorrente alla solitudine del mondo contemporaneo e hanno deciso di incontrarsi. La collezionista di sogni infranti (Perdisia 2008) è l’ultimo romanzo di Barbara Baraldi, giovane modenese, fotografa underground e scrittrice noir rivelazione degli ultimi anni che giovedì 28 agsoto, sarà ospite del “Festival Noir” di Finale Emilia. Barbara ha vinto il Mystfest di Cattolica nel 2007 e il premio “Mario Casacci” col suo racconto Dorothy non vuole morire ha  ricevuto”. Con Una storia da rubare ha vinto il XXXIII premio “Gran Giallo Città di Cattolica”. Con lo pseudonimo di Luna Lanzoni, ha pubblicato il romanzo La ragazza dalle ali di serpente (Zoe, 2007), di grande successo negli ambienti alternativi. Il 24 maggio 2008 è uscita “La Bambola di Cristallo”, che raccoglie due romanzi inediti e un racconto nel periodico “Il Giallo Mondadori Presenta” n.9. Le abbiamo posto alcune domande.

Barbara, intanto complimenti per per la tua carriera: In poco tempo hai vinto molti premi. Che effetto fa?

Sicuramente è una grande emozione. Ricordo ancora che seppi della vittoria al Gran Giallo un caldissimo sabato mattina; ho appuntato su un foglio di carta tutto quello che mi dicevano per rileggerlo con calma perché non riuscivo a crederci.

Tornando al lavoro che presenterai a Finale: chi è La collezionista di sogni infranti?

La collezionista di sogni infranti è chiunque intraprenda un viaggio attraverso le proprie paure alla scoperta della parte più profonda della personalità, alla ricerca della saggezza. Può esserlo Amelia, uno dei personaggi del romanzo, che prende un treno che attraversa la bassa padana per giungere a Ferrara e incontrare un’amica conosciuta sulla chat. Troverà molto di più, un tuffo in un labirinto in cui niente è quello che sembra. Ma può esserlo anche Marina, l’altra protagonista, imprigionata in una vita che non la soddisfa ma che preferisce nascondere la propria identità nei grovigli della rete piuttosto che affrontare le problematiche del quotidiano.

Perché ti piace scrivere storie noir, fiabe nere?

Il noir fa parte di me. Sin da bambina ero attratta dalle fiabe più cupe e dai personaggi tormentati. Con la scrittura materializzo i fantasmi delle ossessioni per poi lasciarle evaporare tra le righe. Penso sia lo stesso motivo per cui questo genere attrae sempre più lettori: rappresenta anche per me un modo di sconfiggere gli incubi.

Angolo Nero ha definito la tua scrittura <<raffinata e perversa>> chiedendosi  come una persona solare come te, possa avere fantasie così <<oscure>>: come ti rapporti con i personaggi e con ciò che scrivi?

Sin da bambina sono stata attratta dall’estetica dark. Alle elementari ho smesso di mangiarmi le unghie dopo aver visto quelle di Morticia Addams e in terza media ho chiesto in regalo il primo smalto nero. Ho sempre preferito l’austera e bellissima matrigna piuttosto che la canterina Biancaneve. Nei miei romanzi ho cercato di racchiudere un lato oscuro e affascinante dell’essere umano, e non parlo di un lato per forza negativo, ma di un lato nascosto. Scrivendo mi lascio dominare dall’ispirazione e i personaggi spesso si definiscono autonomamente da una scena, un’idea folgorante, un profumo, una canzone.

I tuoi personaggi sono molto approfonditi e la tua narrazione è soprattutto incentrata sui dialoghi…

Cerco di non costruire dialoghi puramente funzionali, ci investo molto tempo nella stesura perchè credo siano fondamentali per dare realismo alle vicende. Mi piace utilizzarli per dare ritmo alla narrazione: vedo il dialogo come una sorta di campo di battaglia dove emergono i caratteri dei protagonisti, contrasti e affinità. Uno scontro verbale può creare più tensione che un confronto fisico.

Tu sei una fotografa undergorund. Quanto incide questa tua attività nelle storie che racconti?

Anche nella fotografia ricerco una vera e propria storia a fare da filo conduttore tra gli scatti. Le mie modelle non sono mai professioniste ma ragazze che accettano di vedersi trasformare in personaggi dall’occhio dell’obiettivo. Mi capita di lasciarmi ispirare da un fotoset appena concluso durante la stesura di un romanzo, e allo stesso modo ciò che sto scrivendo finisce inevitabilmente a suggestionare l’occhio fotografico. E come nella fotografia anche nella scrittura procedo a visioni, cerco istantanee che imprimano concetti con forza viscerale.

Quanto c’è della nostra Emilia Romagna nelle tue storie?

Parlare della mia terra è sorta come una necessità. Credo che le suggestioni trasmesse al lettore siano più forti e il messaggio più efficace se l’ambiente è conosciuto. Negli anni ’70 in tutta Italia si giravano moltissimi film di genere ambientati nella provincia, noir emotivi, fisici, evocativi proprio perché toccavano le tematiche sociali senza risultare retorici. Hanno esportato un modo di narrare tutto italiano e vorrei continuare questa tradizione in letteratura raccontando l’inquietudine dei posti dove sono cresciuta. Il racconto con cui ho vinto il Gran Giallo di Cattolica è ambientato a Finale Emilia, mentre un altro è ambientato a Modena e prende spunto da recenti fatti di cronaca. Bologna è al centro del romanzo “La bambola di cristallo” uscito per Mondadori. Nei miei romanzi l’ambientazione è complementare all’azione ed esercita un’influenza concreta sulla psicologia dei personaggi.

Ti sei misurata col racconto, il romanzo breve e il romanzo. Si tratta di tre diversi modi di narrare. Qual’è il tuo preferito?

Per quanto mi riguarda non ho preferenze, mi trovo bene con tutte e tre le dimensioni. È la storia a decidere la sua lunghezza. Mi sono stati commissionati racconti e novelle con una lunghezza prefissata, e in questo caso è tutta un’altra cosa: si tratta di una sfida per riuscire a narrare qualcosa e racchiuderlo in un contenitore già pronto, e io adoro le sfide.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ci sono alcuni racconti che usciranno in interessanti antologie per Mondadori. Inoltre, per chi ha apprezzato “La bambola di cristallo”, uscito quest’estate, posso dire che non è finita qui. Ho inoltre appena terminato una nuova fiaba nera con Perdisa, grintosa casa editrice di Bologna, ma per il momento, per scaramanzia, non posso rivelare di più.

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