Lullaby e le opinioni dei lettori

Inauguro una nuova rubrica all’interno del mio sito, dedicata alle mail con le impressioni dei lettori riguardo ai miei testi. Ho pensato di cominciare con le ultime due uscite: “Lullaby” e “Bambole pericolose” e i pareri  di Maurizio e Antonella.
Per apparire su questa rubrica è sufficiente inviarmi un messaggio personale tramite email, tramite facebook o tramite i commenti su questo sito (o in qualunque altro modo vi venga in mente!). Mi limiterò a fare copia-incolla del testo, riservandomi al più di eliminare le frasi che contengono spoiler. Grazie a tutti, le vostre impressioni sono più che benvenute!

Lullaby:

Sarò pure ripetitivo, ma ancora una volta hai scritto un grandissimo romanzo, capace di emozionarmi nel profondo.

Tutta la parte iniziale con la sua calma apparente sembra essere uscita da una pellicola di Hitchcock: tutto scorre lento, tranquillo, uguale, ma si percepisce che c’è qualcosa che sta marcendo dietro le apparenti vite tranquille ed i pensieri agitati e frustrati di Giada e Marcello ne sono la prova silenziosa. Marcello è certamente il tuo personaggio maschile più complesso. Cerca di mascherare col cinismo il suo profondo senso di insoddisfazione e di frustrazione, sintetizzato in maniera perfetta dalla pagina bianca di word che illumina la sua inconcludente vita.

Interessantissimo il tema meta-letterario, che tratti in maniera certamente originale: Marcello vive una non-vita e pensa che solo uccidendo qualcuno potrà trovare l’ispirazione per riempire finalmente quel foglio bianco. Solo quando inizia ad uscire dal torpore del suo guscio, quando inizia a provare sentimenti veri, solo allora Lullaby, quasi per incanto, si materializza sul suo pc. Un romanzo che prende vita dalla vita vissuta, un romanzo che non può essere pubblicato perché troppo vero.

Curioso il percorso di Marcello: comincia a sentire la vita, ad innamorarsi ed a provare sentimenti…il suo “risveglio” è percepito anche dalla anziana madre, che sembrava del tutto assente, si accorge del suo innamoramento, percepisce la preoccupazione del figlio. Lo stato di “rincoglionimento” della madre non era dovuto all’età e alle medicine, ma era, anche quello un guscio, in cui ripararsi dall’aridità che la circondava e di cui il principale responsabile era Marcello stesso.

Da Hitchcock si passa a Requiem for a Dream sino a Velluto Blu (ti parlo di sensazioni cinematografiche mie, più che di vere e proprie citazioni). Nel frattempo Giada, dolce e triste personaggio gotico, trova il suo completamento in Luana, presenza angelica, la sua ancora di salvataggio, l’unica che può farla volare in alto.

Mirko, il delinquentello di paese, muore ma rivive in un gattino, perché l’amore è capace di tutto, fa vivere per sempre, anche se è un amore per l’idea di amore, sognato, idealizzato, forzosamente romantico.

La calma ad un certo punto cessa, le sensazioni angosciate, gli omicidi presenti nella mente innocua di uno scrittore che non scrive, si materializzano. I cadaveri compaiono e poi scompaiono ( ancora Hitchcok!), le angosce maturate nella piatta quotidianità ipocrita, prendono finalmente forma, mostrando i veri volti dei mostri che ti vivono attorno.

Con la tua scrittura riesci, ad un certo punto, a creare uno stato di sospensione carico di tensione, in cui si percepisce la forte presenza del male che sembra diffuso ovunque, come se fosse una nebbia in stile The Fog. Non dai appigli, non sappiamo da dove arriva la morte, ma la sua presenza è forte e fa spavento. Si nasconde nella normalità ostentata, nelle buone maniere, nella tranquillità tra le quattro mura domestiche.

Anche il rifugio di Mirko assume un valore simbolico, è sporca e carica di odori forti, ponendosi  in forte contrasto con le rassicuranti case profumate in cui vivono Luana e Giada, in cui la falsità e l’ipocrisia ammantano gli orrori dell’anima con uno strato di zucchero filato rosa.

Straordinario il legame tra Giada e Marcello, due generazioni diverse, due vite in cerca di un motivo per essere vissute ed un legame che va oltre l’amicizia o qualunque altra cosa simile.

Il finale è bello carico di tensione, rimette a posto tutti i tasselli che hai sapientemente sparso all’interno del romanzo, lasciandoti addosso una sensazione inquieta, ma non negativa.

Queste sono impressioni disordinate ed ancora emozionate per la “freschissima” lettura, appena le metterò un po’ in ordine voglio scrivere una bella recensione!

Due parole ancora sullo stile: Sai usare la soggettività dei tuoi personaggi in maniera perfetta; seguendo i loro punti di visti riesci, a livello narrativo, a mostrare e a nascondere ciò che ti serve per creare la giusta tensione, inoltre, dandoci la loro prospettiva ce li mostri ancor meglio che tramite una descrizione: mostrare ciò che vedono e soprattutto come lo vedono riesce a far comprendere ancor meglio il carattere e la natura dei tuoi personaggi.

Un’ultimissima cosa: il senso dell’humor, quasi sempre presente lungo tutta la narrazione, a stemperare, in maniera sempre equilibrata, la tensione.

Maurizio

Bambole pericolose:

E’ nella notte e con la Luna che si alimentano i desideri inconfessati degli uomini: combattimenti clandestini, blasfemi cerimoniali della morte, desiderio di perdizione, violenza, vendetta e potere.
Come in un gioco, uomini e donne sembrano calzare ognuno un ruolo e un’ identità. Identità forse troppo distanti, a volte troppo vicine l’ una all’ altra, a volte l’ una l’ immagine distorta dell’ altra. Ognuno sembra seguire un obiettivo, ma alla fine le loro vite si incrociano e scontrano sullo stesso “Ring”. Una morsa infernale dalla quale ci si può liberare solo con la morte.
Ogni loro sguardo brama un desiderio. Ogni loro cuore cela un segreto. Ognuno cerca di vincere con le armi che meglio conosce. La persuasione per Thabir, la determinazione per Mefisto, la violenza per Melanie, il vuoto per Lisa, l’ insicurezza per Silvia, l’ inadeguatezza per Mia, la solitudine rassicurante per Franco e la giustizia per Eva.
In ognuno il sangue ribolle alla ricerca di ciò che una maschera, indossata ormai da tempo, cela. Identità negate e rubate, ma non ancora totalmente assopite, che premono per recuperare quell’ anima venduta a desideri istintivi.

Il ritorno dell’ ammaliante Eva. Sembra diversa, sembra cresciuta. Forse più dura, più sicura di sé “ dall’ ultima volta “. Pare però rimasta intrappolata nella fragilità di chi non riesce ad elaborare, dimenticare o redimere. Le due immagini, un tempo ben distinte, prendono sempre più corpo nella ragazza giustiziera e sanguinaria. La luminosità degli occhi blu della ragazza della porta accanto stanno quasi sparendo al cospetto degli occhi di cristallo. Si è ancora in tempo per un nuovo cambiamento? Eva è ancora in grado di distinguere il bene dal male. Eva controlla ancora il suo desiderio sanguigno.

Forse ora il suo bisogno è un altro. La voglia di giustizia diviene volontà di vendetta. Forse Eva è stanca. Forse la bambola di porcellana ha bisogno di recuperare se stessa per vivere e non rubare “le vite agli altri per sopravvivere”. Magari sente solo la necessità di lasciarsi andare a qualcuno che le afferri il dolore, “ridare vita a quelle vittime” che hanno subito del male per la sua brama egoista di sopravvivenza.  Si sgretola in un attimo la freddezza della guerriera nella fragilità del non concedersi alla debolezza, del sentirsi avvinghiata da un rimorso eterno. E’ al cospetto del rimorso e della vendetta, bagnata di sangue ogni volta la chiama a sé, che si materializzata l’ eterna prigione della bambola dagli occhi di cristallo.

Mi è piaciuto molto il tuo Bambole Pericolose. Mi è piaciuta moltissimo la “nuova” figura di Eva. Nella Bambola dagli occhi di Cristallo è passata molto più inosservata a miei occhi.
Sono rimasta colpita dalla descrizione minuziosa dei vari combattimenti e rimasta rapita dai cerimoniali della Stirpe. Inconfondibile il tuo tocco erotico in ogni parola che sprigiona dalle pagine dei tuoi romanzi.

Antonella

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