Lullaby – Intervista per Milanonera

A cura di Marilù Oliva

Lullaby - La ninna nanna della morteCastelvecchi ha appena pubblicato l’ultimo gotico di Barbara Baraldi, Lullaby, la ninna nanna della morte. Una ninna nanna che rintocca dark dopo un prologo insanguinato, una storia divisa in quattro capitoli che serbano già nel loro nome il paradigma di un percorso corvino: Rivelazione, Illusione, Espiazione, Redenzione.
Dietro i protagonisti disegnati con verosimiglianza si staglia un universo paesano coi suoi elementi ricorrenti: il bar, gli amici, i pregiudizi, le diffidenze, i pettegolezzi, il microcosmo come specchio concentrato – e per questo più terrifico – di un male che dall’eternità attanaglia l’uomo. Ma lo specchio si rompe e allora arrivano i guai…

Il titolo del tuo romanzo, Lullaby, (sottotitolo: La ninna nanna della morte), è un sonoro evocativo anche solo alla lettura e appena si entra nel senso della storia si capisce come la musica sia un filo nero che lega i personaggi. Parliamo delle scelte musicali che scandiscono il romanzo.
“Stai fermo, stai calmo, stai tranquillo ora, mio prezioso ragazzo, non lottare o ti amerò ancora di più” recita Lullaby, la canzone dei Cure. Una ninna nanna fatta di paure che si materializzano e cercano di afferrarti come le zampe di un ragno. Se sfuggi ecco Bela Lugosi is dead con le sue spose vergini che ti circondano di fiori appassiti dal tempo. E poi il ritmo del romanzo cambia e così la musica di sottofondo. Martellante, come Ho ucciso paranoia dei Marlene Kuntz. Ora mi fermo; anche la colonna sonora fa parte del romanzo e non vorrei svelare altro.

Hai dimostrato una disinvolta capacità di osservazione del microcosmo paesano. Quanto c’è in questo romanzo delle realtà locali da te conosciute?
Penso che le piccole realtà di provincia si assomiglino tutte. Parlo dello spirito che aleggia nel microcosmo paesano. Occhi indagatori, chiacchiere di mercato, piccoli bar frequentati da persone anziane che si sfidano in interminabili partite a carte. In Lullaby c’è anche questo. Storie di solitudine e di consuetudini che si intrecciano in una realtà dove tutti si conoscono, ma solo superficialmente. Ho scelto volutamente di non rivelare il nome del paese dove si svolge la vicenda perché potrebbe essere ovunque.

Il personaggio di Marcello è ambivalente: si tratta di un aspirante scrittore, quindi professionalmente non riconosciuto, ma anche di un individuo che ci tiene molto al suo status. Ci parli di lui? Come l’hai ideato? A quali requisiti volevi che corrispondesse? Ti sei ispirata a qualcuno di tua conoscenza?
Marcello è un aspirante scrittore. Fissa la pagina bianca del suo pc per ore, ma riesce a scrivere solo “pensierini”. Il romanzo della sua vita non prende forma e tutto questo alimenta i suoi cattivi pensieri. Si definisce uno scrittore perché pensa sia l’unico modo per avere il rispetto degli altri, e forse vorrebbe crederci lui per primo. Per questo, arriva a prendere una decisione terribile. Mi piace pensare che Marcello sia nato dai fantasmi della frustrazione che aleggiano in rete e non solo.

In questo romanzo hai inserito ritratti femminili multicolori. Ti chiedo di parlarci della casalinga-sartina e delle due amiche Luana e Giada. Come le hai costruite e cosa rappresentano?
Lullaby non è un romanzo consolatorio. I personaggi sono descritti senza schermi, nei loro vizi e nelle loro virtù. La casalinga-sartina è una donna sola, con un neonato e un marito assente. Luana e Giada due adolescenti molto diverse l’una dall’altra, o forse anche questa è apparenza e in realtà la loro amicizia è il meccanismo di una bomba pronto a innescarsi. Sono creature piene di sfumature, è così che ho cercato di costruirle. Nessuno è buono o cattivo in Lullaby. Piuttosto i personaggi sono travolti dagli eventi, dalle loro scelte, dagli incontri che fanno. Perché a volte un incontro può essere fatale.

La dea Ispirazione è una metafora spesso collegata alla potenza nera del male. Cos’è per il tuo lavoro l’ispirazione? Quando la provi? Come procedi: annoti o memorizzi?
L’ispirazione è una dea volubile e a volte crudele. Quando mi degna di uno sguardo, io annoto per non perdere le visioni e le idee che mi ha provocato. Arriva quando e come vuole, come la più volubile delle amanti.

In Lullaby comprare un gattino. L’animale felino è presente anche in altri tuoi romanzi. Come mai la ricorrenza di questo animale elegante e misterioso? Tu hai un gatto?
Il gatto è un animale inafferrabile, di grande carattere. Da sempre provoca in me curiosità e al tempo stesso soggezione. Adoro i gatti selvatici che scelgono da chi farsi accarezzare e si procurano il cibo da soli. Da piccola ne avevo nove, ma quella che sentivo più mia, e mi aveva scelto, era nera con una macchia bianca sul petto. Ora ho un rapporto tormentato con una gatta rossa che appartiene a una vicina di casa, ma che viene spesso a farmi visita.

Ora parliamo della forma. Ho avuto l’impressione che ci sia stato un cambiamento, che tu abbia dato prova di una lingua più dorata, corposa, intensa. Sei d’accordo?
Sono felice di questa tua considerazione e ti ringrazio. Per quanto mi riguarda l’evoluzione nella scrittura è necessaria. Questo perché ogni storia richiede un particolare registro.

La parte più difficile e la parte più divertente nella stesura.
Per me la parte più difficile è sempre la revisione. E ho revisionato Lullaby più e più volte. La parte più divertente della stesura? La creazione di certi dialoghi e certe situazioni che riguardano Marcello. Chi avrà voglia di leggere Lullaby capirà al volo di cosa sto parlando.

Ci saluti con una ninna nanna, possibilmente non mortale?
Ninna nanna, ninna oh,
questo lettore a chi lo do?
Se lo do a Lullabì, non dormirà fino a venerdì!

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