Fiori neri

 

Fiori neri

 

Esce il 20 novembre il mio racconto Fiori neri, primo titolo dell’omonima collana dell’editore Todaro. Il comunicato stampa:

Fiori Neri, un racconto noir di Barbara Baraldi e trenta fotografie in bianco e nero di Gianluca Bucci.

È il primo della collana e si intitola come la collana: Fiori Neri. È stato creato da due autori, Barbara Baraldi e Gianluca Bucci. Un’autrice gotico-noir e un fotografo con la passione del bianco e nero. Prima sono nate le immagini e in seguito il racconto.

Barbara Baraldi ha interpretato i “ fiori neri” di Gianluca Bucci come i cattivi pensieri che popolano le nostre menti, le visioni inquietanti che ci circondano, gli incontri sfortunati, le scelte inopportune, le casualità nefaste.

Il racconto di una giornata nata male e continuata peggio, con un susseguirsi di eventi quasi onirici, vissuti dall’ allucinato protagonista come “ un film proiettato con l’ avanzamento veloce” . Un film che ha come interpreti personaggi surreali, soggetti borderline, venditori di sogni e speranze.

Le fotografie, certamente oniriche, ritraggono una Natura non “ bella” , accogliente, rassicurante ma, anzi, a tratti un po’ inquietante. Dove la bellezza è nelle forme ma non nel suggerito. Dove ci sono fiori e piante ma anche erbacce, natura morta e cupi paesaggi. Dove il mondo vegetale (con le sue spine affilate, i rami che si protendono minacciosi, le piante simil-carnivore) può apparire assai più minaccioso di quello urbano.

Il risultato di questo incontro-scontro Baraldi/Bucci è un mondo dove la Natura è matrigna, ma a volte anche le persone non scherzano!

In vendita su www.todaroeditore.com – Euro 13,50

In vendita in versione Ebook su Bookrepublic – Euro 7,99

L’incipit del racconto:

Fiori neri

Mi sono ritrovato in mano il tappo dorato di una birra: Desperados.

Non so nemmeno dove l’abbia raccolto. Forse su una panchina dei Giardini Margherita, forse sull’autobus. Magari era abbandonato sul davanzale di una finestra. O forse mi si è materializzato in mano da un’altra dimensione. Quella dei pensieri sommersi, da cui non riesco a venire a galla. Continue reading

La morte dell’innocenza

È uscita in edicola l’antologia Eros & Thanatos nella collana Supergiallo Mondadori. L’antologia è curata da Lia Volpatti e contiene il mio racconto «La morte dell’innocenza». Le prime pagine del racconto:

Eros & Thanatos

La morte dell’innocenza

Lola e l’aurora

Lo spazio è angusto. Lola solleva la gonna e divarica le gambe in modo che le mutandine non scivolino a terra, ma rimangano sospese come un muro di tessuto a fiori. Le cosce in trazione, tornite e abbronzate, libere dalle calze. La pelle liscia e lucida.

«Lo sai che odio parlare oltre una porta chiusa» si lamenta Aurora, le spalle appoggiate alla porta della toilette. Di fronte a lei c’è un grande specchio sormontato da luci al neon. Cinque stelle comete che invece di regalare desideri illuminano i difetti. Mostrano le imperfezioni della pelle, le piccole rughe, le borse sotto gli occhi. Aurora alza il mento e si guarda con sfida. Sfida la sua immagine come per dire che non le importa nulla se i capelli hanno perso lucentezza e fanno una piega strana appoggiandosi alle spalle. Grosse virgole che non riesce a domare e le danno un’aria dimessa; per non parlare dei chili di troppo di cui non riesce a liberarsi. L’ovale del viso non è più marmoreo. Una volta sembrava quello di una bambola.

Una bambola di porcellana.

Aurora rimane immobile anche se vorrebbe avvicinarsi alla superficie riflettente e tirare la pelle con le dita per vedere che effetto farebbe una tiratina qui, proprio sotto il mento.

Si tocca il seno. È ancora sodo nonostante tutto. Ci mancherebbe, non ha avuto figli. A questo punto, inutile ingannarsi. Non ne avrà mai. Il piacere della maternità lo lascia volentieri alle altre donne. Lei non ha tempo per certe cose, il lavoro viene prima di tutto.

«Non mi viene se qualcuno mi guarda. E poi non eri tenuta a parlare; dovevi limitarti ad ascoltare» risponde Lola oltre la porta chiusa.

Il getto di pipì interrompe per un attimo la conversazione. Lola presta attenzione a non toccare con la pelle nuda la tazza del water. È sollevata a mezz’aria con quelle minuscole mutande a fiori tese e i muscoli guizzanti che la fanno sembrare una gazzella pronta a spiccare un balzo.

Aurora si sistema il reggiseno. In fondo è ancora una donna piacevole, si convince. «Ti ho ascoltata e lo sai cosa penso in proposito. Per me non dovresti andarci», dice alla collega.

«Perché? Per rifiutare un invito così garbato dovrei avere almeno un paio di buone ragioni, invece ho solo ottimi motivi per accettare».

Lola tira lo sciacquone. Aurora sospira e si avvicina allo specchio. Finge di non vedere i segni d’espressione marcati ai lati della bocca. Si passa il lucidalabbra senza badare ai contorni. Un movimento veloce da destra a sinistra. «Vuoi davvero dei buoni motivi per non andare all’appuntamento? Ti accontento subito», asserisce.

Muove il pennello per labbra. Direttore d’orchestra che disegna parole invisibili. «Primo, Continue reading

Viral Lullaby

Lullaby – La ninna nanna della morte (Castelvecchi), ora in libreria, è stato oggetto di una campagna di viral marketing ideata dalle ragazze dell’ufficio stampa Castelvecchi e Elliot. La campagna si è conclusa il 1 marzo con la pubblicazione su Youtube del book trailer e l’annuncio ufficiale dell’uscita del romanzo. I principali portali che in Italia si occupano di letteratura noir e thriller hanno ricevuto, nel corso delle settimane precedenti al lancio, alcuni “indizi” che permettessero di sciogliere il mistero dietro alcune istantanee, che ritraggono luoghi e persone che compaiono nel romanzo.

Ecco alcuni degli indizi che sono comparsi in rete:

http://www.latelanera.com/editoria/news/notizia.asp?id=1958

http://corpifreddi.blogspot.com/search?q=lullaby

http://www.thrillercafe.it/lullaby-4/

http://angolonero.blogosfere.it/2010/02/lullaby-1.html

http://www.thrillermagazine.it/notizie/9397/

http://cityvoxbs.wordpress.com/2010/02/19/lullaby-sta-arrivando/

http://www.racconta.it/modules.php?name=News&file=article&sid=117

http://www.gialloweb.net/main/default.asp

Lullaby1

Lullaby2

Lullaby3

Lullaby4

Lullaby5

 

Bambole pericolose: Eva

Eva è seduta sulla panchina, indossa i classici pantaloncini da combattimento thai, satin nero con l’elastico alto in vita, una canottiera nera e una felpa dello stesso tessuto dei pantaloni. Sente il nodo allo stomaco per la tensione. L’adrenalina che preme alle tempie. Il fuoco che ha domato si sta per liberare, ha voglia di bruciare. Si sfila la scarpa, alza la gamba e comincia a sistemarsi la fasciatura.

Franco entra nello spogliatoio carico di un’apprensione palpabile. Energia statica accumulata, il suo corpo è alluminio alimentato da un filo scoperto di corrente. I sensi percepiscono il suo stato d’animo come un odore acre che torce le budella, il miasma della paura.

“Come stai?”

Lei fa un cenno affermativo con il capo. Continue reading

Bambole pericolose: Mia

La ragazza è seduta sul letto, gambe incrociate in posizione meditativa, sguardo fisso sulla fotografia in bianconero che risalta dalla pagina aperta del vecchio album. Ritrae una giovane donna su un divano retrò che sembra ricoperto di una vecchia carta da parati a figure geometriche. Il corpo in posizione composta ma un braccio teso e la mano aperta come per schermarsi, nel tentativo di impedire il ritratto, negare l’esteriorità. Cristallizzata tra le ombre di un negativo, ritratto di un pittore contemporaneo che si muove senza pennello né colori. Magia della creazione tra le mani della bambina che ha scattato quella foto, straordinario portento per fermare gli attimi. Per trasformarli col grande occhio dell’obiettivo.

Mia adora quella foto. Così spontanea, in movimento perenne. Il movimento veloce delle mani della sorella quando le intimava di non fare qualcosa. Luce guizzante negli occhi, bocca socchiusa. Si vede chiaramente dall’immagine: la giovane donna sta parlando. Marta. Chissà cosa stava dicendo? Non può ricordarlo così comincia a sussurrare l’alfabeto, enfatizzando il movimento delle labbra a cercare la posizione per modulare i suoni delle lettere. A, B, C… Continue reading

Bambole pericolose: Thabir

Il campanello suona ma nessuna risposta. L’eco del suono metallico si perde rimbombando nel vuoto del lungo corridoio.

La giovane donna scende le scale della palazzina. Corre sui tacchi a spillo con la sicurezza di un’amazzone in battaglia. La sua battaglia è la seduzione.
Scende un piano ancora. Il corridoio angusto, la penombra inconsistente, il cuore aumenta i battiti. Tum tum.

La venere dai capelli d’ebano porta la mano al petto e ascolta la melodia del suo affanno. Gli scantinati, i garage sotterranei le hanno sempre fatto paura. Uno sgomento atavico.
Le stanze sotto il livello del mare. Sotto terra. Dove si finisce da morti.
La morte. La terrorizza e la eccita.
La musica fuoriesce dalla pesante porta in metallo basculante. Lei bussa, sorride tra sé e sé, passa la lingua sulle labbra carnose. Nessuna risposta e allora appoggia le natiche al freddo metallo, solleva la gamba e pianta il tacco come fosse un piccolo ariete pronto a sfondare un antico portone.
Un suono secco, un altro ancora. Colpisce con forza la porta che vibra sotto i fendenti di quella femminilità selvaggia.

Stacca il contatto e resta in attesa. Qualcuno dall’interno abbassa la musica e dopo pochi istanti la pesante porta comincia a sollevarsi. Un uomo sudato e muscoloso si china guardando in cagnesco oltre la fessura che si è ritagliato. Davanti ai suoi occhi gambe affusolate racchiuse in collant di seta nera.

“E tu cosa ci fai qui?” Continue reading