Intervista-Oltrevista per Marilu Oliva

NOME: barbara baraldi

ATTIVITA’: Scrittrice

SEGNI PARTICOLARI:   Gli occhi cambiano colore secondo il tempo

LA TROVATE SU: www.facebook.com/barbarabaraldi

Ciao Barbara, è in edicola tutto febbraio il Giallo Mondadori  “Bambole pericolose”. Ce ne parli come se fossimo una pagina di giornale e tu dovessi scrivere un titolo e un sottotitolo?

“Bambole pericolose: una Bologna esoterica”
Brutali combattimenti clandestini
come ancestrali riti di sangue.
I segreti della Bambola di cristallo
non sono più al sicuro.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo romanzo?
Ci ho impiegato cinque mesi circa, a cui bisogna aggiungere il tempo necessario per documentarmi sulle tecniche di combattimento.

Come l’hai modulato all’elemento sonoro, tanto ricorrente nella tua produzione?
L’elemento sonoro entra spontaneamente nelle mie creazioni. C’è tanta musica in questo romanzo. Di sottofondo a momenti di malinconia, per accompagnare i pensieri o per scandire il ritmo dei combattimenti.

Ci sono bambole e bambole. Di plastica, di stoffa e in carne ossa. Quali ti affascinano di più?
Le bambole antiche. Quelle di porcellana con gli occhi semoventi e i piccoli denti che compaiono tra le labbra. Capelli veri ed espressioni attente. Mi chiedo quanti nomi abbiano cambiato fino ad arrivare a me.

Quando eri bambina avevi paura delle bambole?
Da piccola temevo che le bambole fossero bambine vere imprigionate in corpi rigidi. Fantasticavo sul fatto che si animassero quando nessuno le guardava; così le osservavo e spesso mi voltavo di scatto per scoprirle in movimento e smascherarle. Avevo paura dei loro occhi fissi, che mi osservavano anche quando dormivo. Le bambole mi hanno ispirato molte fantasie.

Come si chiamava la tua preferita?
La mia preferita non aveva il nome. Era quella che mi faceva più paura di tutte. Grande più di me e del tutto simile a una bambina vera. Con occhi blu e capelli neri.

Ma le bambole hanno un’anima? Facci un esempio…
Forse rubano un pezzetto dell’anima di chi le possiede.

Ne “La casa di Amelia”, il cellulare della protagonista ha la suoneria di Profondo rosso e, quando si attiva, le pagine si incupiscono. Ci fai qualche altro esempio/citazione di utilizzo letterario della musica, nei tuoi testi?
Ne “La collezionista di sogni infranti” Amelia ascolta “Boys don’t cry”, mentre ne “La bambola di cristallo” la protagonista immagina che, al posto della musica commerciale, passi dagli altoparlanti della palestra “The gentle art of making enemies” dei Faith no more. Il racconto “Le bambole non uccidono”, contenuto nell’antologia “Bad prisma” procede lungo le note di “She’s lost control”…

Per “Il mio vizio è una stanza chiusa”, un’antologia curata da Stefano Di Marino, ha scritto il romanzo breve “La casa dagli specchi rotti”. Già nel titolo vi è un rumore molto forte, non trovi? Ci parli di quest’opera come se fosse una canzone?
Il titolo rimanda alle atmosfere degli anni 70. Fumo, luci stroboscopiche. Mi viene in mente la splendida colonna sonora di “Vampyros Lesbos” di Jesus Franco. Una melodia che parte lentamente per esplodere in un riff corrosivo. Infine, un ritornello che entra come un gatto nel cervello.

Se ti chiedessero di scegliere un artista per comporre la colonna sonora de “Bambole Pericolose”, che nome/i faresti? Che indicazioni daresti all’artista?
Hai presente la colonna sonora di “Requiem for a dream”? Quel pezzo sarebbe perfetto per “Bambole pericolose”.

Quanto conta la musica nella tua vita?
Moltissimo. La musica fa parte della mia vita, e ogni periodo ha una sua colonna sonora. Anche mentre scrivo.

Che musica ascolti?
Di tutto, tranne la cosiddetta “house”. Vado dal rock melodico a quello più pesante… certi giorni sono all’insegna dei Sepultura o dei Metallica. Amo la new wave, in questo periodo ascolto tantissimo i primi Cure. Difficilmente mi capita di passare lunghi periodi senza riascoltare i Depeche mode o i Joy division. Tra gli italiani: Afterhours, Bluvertigo e Marlene Kuntz.

La canzone più bella che ti hanno dedicato/cantato
La canzone tratta da “La ragazza dalle ali di serpente”, cantata da un’artista durante la presentazione forlivese del romanzo. Per chi è curioso, c’è anche il video su Youtube!

Ora raccontaci tre cose molto rock che hai fatto
Ho venduto i miei anelli d’argento per farmi il primo tatuaggio. Sono andata in autostop fino a Sant’Arcangelo di Romagna per vedere lo spettacolo dei Mutoid Waste Company, il concerto di Iggy Pop. Ero in terza fila quando ha cominciato a insultare il pubblico e lanciare la birra.

La frase più musicale che hai scritto
Povera piccina, la morte ti è vicina.
(da “La casa di Amelia” – PerdisaPop)

Progetti.
A marzo uscirà “Lullaby, la ninna nanna della morte” per la nuova collana Le Torpedini di Castelvecchi editore. Una struggente melodia da cui non è possibile liberarsi, un incubo a occhi aperti, la macabra visione di un assassino prigioniero del suo stesso rituale.

Completa la frase: Scrivere è come…
Rinascere.

Un rito scaramantico
Me lo ha insegnato un’anziana signora: quando le cose vanno male dì tre volte vaffanculo.

Ti capita mai che qualche aspirante scrittore ti chieda consigli per pubblicare? Tu cosa rispondi?
Capita spesso che aspiranti scrittori mi scrivano per chiedere consigli o mandare i loro inediti e chiedermi un parere. Consiglio loro di partecipare ai concorsi letterari, come ho fatto io. Mi hanno dato la possibilità di essere letta da professionisti e cominciare a farmi conoscere nell’ambiente. E poi di non pubblicare con editori a pagamento, ma di saper aspettare se credono nel loro lavoro.

Salutaci come una bambola pericolosa
Guardati le spalle…

Adesso salutaci da fata turchina
Ho sempre preferito le streghe.

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