Baraldi vs Bucciarelli: Nel cuore del noir (da ARPAmagazine)

E’ uscita ieri sul web-magazine ARPAMagazine N.98 una doppia intervista realizzata da Carlotta Vissani qualche tempo fa a me e ad Elisabetta Bucciarelli:

Baraldi vs Bucciarelli: Nel cuore del noir

Due autrici accomunate dalla passione per la scrittura, passione che diviene necessità e che si vena di ossessione. Scrittura noir, a scavare nei meandri dell’interiorità, a svelare ombre e misteri dell’anima. Barbara Baraldi ed Elisabetta Bucciarelli, entrambe lanciate da Perdisa – nonostante le precedenti e signifi cative esperienze editoriali – possono essere sicure di avere il fascino, dalla loro. Se Barbara è una donna/bambina piena di memorie, sogni, incubi e stravaganze, Elisabetta è più razionale e lucida nonostante la profonda sensibilità e l’istintività che la rende così creativa. In un’intervista condotta parallelamente scopriamo qualche frammento di due autrici della letteratura di oggi, amate dal pubblico, presenti e attive in rete, penne promettenti e scalpitanti. Due mondi femminili a confronto, due scrittrici capaci di incuriosire e intrigare.

BARBARA BARALDI

Presentati
Mi chiamo Barbara Baraldi e la mia passione è raccontare storie.

Primo libro di cui hai un ricordo nitido e che ha lasciato il segno
“L’antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. L’ho rubato a mia madre e lett o che ero una bambinetta.

La delusione più cocente a proposito di narrativa contemporanea
Ne ho avuta più di una, quindi preferisco concentrarmi sull’ultimo bel libro di narrativa contemporanea che ho letto: “Carnival Love” di Katherine Dunn.

Un grande classico imprescindibile
“Narciso e Boccadoro” di Herman Hesse.

Il personaggio che avresti voluto essere
Madame Bovary.

Editore preferito
Ho libri preferiti, non editori preferiti.

Giallo o noir?
Noir.

La copertina perfetta
Quella che ti fa dire: voglio quel libro!

La musica di sottofondo alla tua scrittura
Dipende dal momento e da quello che sto scrivendo. A volte è una canzone in particolare a entrare di prepotenza nella narrazione. Mi entra in testa, danza con le
parole e diventa parte del racconto. Come molti dei miei lett ori sanno, amo riascoltare certi pezzi della new wave britannica, ma mi piace anche spaziare. E così passo dai Joy Division a David Bowie, dai Depeche Mode ai primissimi Litfiba (“Tziganata” è una delle mie canzoni preferite di sempre!). E poi Afterhours, Marlene Kuntz …

Il momento migliore per lavorare a una storia
Può succedere di lavorare a una trama in momenti improbabili. Anziché cantare, sotto la doccia mi capita di pensare a un intreccio. All’alba le storie bussano alle porte della veglia come sogni che non vogliono lasciarmi.

Mentre la penna corre tu…
Vedo immagini e le imprigiono come farfalle d’inchiostro sulla pagina blu del mio pc.

Quanto contano le ossessioni nelle tue storie?
Scrivere è un’ossessione.

Incubo ricorrente di quando eri piccola
Una bambola che si anima e mi ruba l’anima.

Ultimo libro scritto
Due protagonisti, una storia di provincia. Mi ha fatto piangere mentre lo scrivevo. Titolo provvisorio: una canzone dei The Cure.

Di che cosa parla?
Di vita, morte, amore e ossessioni, desideri infranti e mai dimenticati. E poi c’è la speranza, lieve come una carezza al buio.

Descrivi il tuo stile usando solo aggettivi
Incisivo, scorrevole, a tratti onirico.

Quando hai cominciato a scrivere dove pensavi saresti arrivata?
Non ci pensavo.

E dove pensi di poter andare, adesso?
Non ci penso.

Il prossimo romanzo parlerà di?
Uscirà tra poco una mia novella in un’antologia Mondadori. La lunghezza, paragonabile a quella de “La casa di Amelia” mi spinge a considerarla come un romanzo breve. Parla di solitudine, di riscatt o e di come l’amore possa avere infinite sfaccett ature, a seconda da quale angolazione lo si guarda.

Scavando nell’anima dei personaggi nati dalla tua penna il lett ore potrà trovare…
Frammenti di memoria, verità nascoste, alibi e bugie, speranze e paure.

Una città noir è…
Ogni citt à può essere noir. Dipende dagli occhi dell’osservatore: ogni scorcio può nascondere un mistero e ogni passante “una storia da rubare”, per citare il racconto con cui ho vinto il Gran Giallo di Cattolica.

E il legame con il cinema?
Profondo e carnale. Ho una passione per il cinema in bianconero e per gli intrecci che solo i registi italiani degli anni ‘70 riuscivano a immaginare. Sono sempre alla ricerca di pellicole poco conosciute che sappiano emozionarmi.

Quanto conta il riscontro della stampa a livello psicologico?
Molto. Una critica, positiva o negativa che sia, scatena domande interiori. A volte sfociano nel desiderio di cambiamento, altre a proseguire nel cammino intrapreso con nuova forza e maggiore consapevolezza.

E la risposta del pubblico?
Tengo molto in considerazione il parere dei miei lett ori. Ricevo lunghissime mail con le loro impressioni ed è incredibile come a volte mi off rano nuovi spunti di rifl essione o riscontrino signifi cati simbolici nelle mie opere che io non avevo consciamente valutato.

Citazione preferita
“Le più grandi prigioni le costruiamo noi stessi con le nostre paure”.

Scegli un estratto di cinque righe da una delle tue pubblicazioni.
“Nessuno ha tempo o voglia di alzare gli occhi al cielo. Se ti chiedessi com’è la luna stanotte, sapresti rispondere?” tratto da “La casa di Amelia”.

Un saluto ai lettori di ARPAMagazine
Ciao a tutti e grazie per l’attenzione.

ELISABETTA BUCCIARELLI

Presentati
Elisabett a Bucciarelli, leggo e scrivo. Emotiva (troppo).

Primo libro di cui hai un ricordo nitido e che ha lasciato il segno
La Bibbia. Le prime storie nere che ho letto sono scritt e su questo libro. Il problema è che continuo a crederci.

La delusione più cocente a proposito di narrativa contemporanea
“La coscienza di Zeno”, Italo Svevo. Fa passare la voglia di leggere.

Un grande classico imprescindibile
“Il ventre di Parigi”, Emile Zola. Cambia la concezione del romanzo, entra nella viscere della terra. La lett eratura si sporca finalmente le mani.

Il personaggio che avresti voluto essere
Giovanna D’Arco. La fi ne è nota. Ma lei è visionaria, forte e coraggiosa.

Editore preferito
Non ho mitologie editoriali. Se penso a un editore vedo immediatamente la faccia dell’editor. E vorrei poter lavorare sempre con un bravo editor. Di conseguenza con l’editore che l’ha scelto.

Giallo o noir?
Nero è il colore delle mie storie. Ma è un colore che li assorbe tutti.

La copertina perfetta
Quella capace di aggiungere qualcosa ai miei libri, che non cerca di interpretarli.

La musica di sottofondo alla tua scrittura
Il silenzio.

Il momento migliore per lavorare a una storia
La parte emotiva delle mie storie nasce all’alba o al tramonto. Il lavoro di scrittura funziona meglio al mattino.

Mentre la penna corre tu…
La penna non corre mai. Concede poco e torna spesso in principio. Di solito l’aspetto con pazienza.

Quanto contano le ossessioni nelle tue storie?
La scrittura è un’ossessione. La ricerca della parola giusta per dire, questo è il mio demone. Le storie, invece, nascono dalla rabbia e mi aiutano a domare il lessico. Mi costringono a cercare. A definire ritmi, a debordare, oppure, a dare misura.

Incubo ricorrente di quando eri piccola
Un filo di lana che improvvisamente si ingarbuglia.

Ultimo libro scritto
“Io ti perdono”, Kowalski/Colorado noir, Gruppo Feltrinelli Editore.

Di che cosa parla?
Racconta la paura di non riuscire a vivere i sentimenti e le emozioni fino in fondo. La necessità di concedere e concedersi un perdono. Il desiderio di vivere la femminilità con la mente ma soprattutto con il corpo.

Descrivi il tuo stile usando solo aggettivi
Nervoso. Contraddittorio. Impietoso. Ossessivo.

Quando hai cominciato a scrivere dove pensavi saresti arrivata?
Ho sempre pensato che arrivare a scrivere fosse la meta. E lo penso ancora.

E dove pensi di poter andare, adesso?
Penso di poter andare avanti a scrivere. La paura è di non avere le mani per farlo. Gli occhi per vedere. Le parole per dire.

Il prossimo romanzo parlerà di?
Attesa e memoria.

Scavando nell’anima dei personaggi nati dalla tua penna il lettore potrà trovare…
Verità. Dolore e passione.

Una città noir è…
Qualunque luogo con un’anima nera che lo abita.

E il legame con il cinema?
Ho iniziato con il cinema e il teatro. Allieva della Civica Paolo Grassi. Strehler e Tonino Guerra tra i Maestri. Alla 53 Biennale di Gillo Potecorvo con una sceneggiatura. Le emozioni più forti le ho avute con la drammaturgia. Tornerò al cinema e al teatro. Un giorno. Per adesso mi nutro di loro.

Quanto conta il riscontro della stampa a livello psicologico?
Ho pochi fi ltri. Tutto mi tocca profondamente, nel bene e nel male, allo stesso modo.

E la risposta del pubblico?
Scrivo per me e per loro.

Citazione preferita
La rinuncia è una rivelazione. Clarice Lispector. La passione secondo G.H., Feltrinelli.

Scegli un estratto di cinque righe da una delle tue pubblicazioni.
“Io credo che tutt i alla fine si somiglino. Credo che tutt i abbiano qualcosa o qualcuno da perdonare. Solo se stessi, magari. Ma sono anche convinta che perdonare non sia passare sopra alle cose con generosità o leggerezza. Credo sia farsi lacerare e dilaniare fi no a che la resa diventi inevitabile. Il perdono non è una dichiarazione di intenti. È una conquista” Io ti perdono, Kowalski/Colorado noir

Un saluto ai lett ori di ARPAMagazine
Grazie Carlotta, per questa intervista che ha fatto parlare la mia parte istintiva. E grazie a chi l’ha letta, per il tempo e l’attenzione.

Intervista pubblicata su ARPAMagazine n.98

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