La collezionista di sogni infranti – Recensione dell’Angolo nero

Amelia, giovane triestina, prende un treno per incontrare una ragazza conosciuta in chat. Marina, la donna dall’altra parte dello schermo, ha una personalità borderline – solo che Amelia non lo sa… In una casa persa nel nulla della pianura padana, l’incontro tra le due donne si rivelerà gravido di conseguenze.

Romanzo breve o racconto lungo che dir si voglia (il vincolo della collana prevede 120mila battute), La collezionista di sogni infranti è una fiaba per adulti. Agli adulti si addicono infatti gli abbondanti elementi presi in prestito dall’immaginario horror letterario e cinematografico. Ma è una fiaba per la struttura narrativa e per il “lieto fine” (per quanto macabro e inaspettato, pur sempre nello stile del “e vissero felici e contenti”).

La scrittura di Barbara Baraldi è raffinata e perversa, e conoscendola viene da chiedersi come una giovane donna così timida e solare, che nella vita fa la fotografa, possa avere fantasie così “oscure”. Furto di identità, autolesionismo, paure (dell’altro, del diverso), relazioni malate che si intrecciano e si accavallano: tutto contribuisce a creare una spirale di inganni ansiogena, una continua tensione nella narrazione.

Date le precedenti e variegate esperienze di Barbara (La ragazza dalle ali di serpente, la vittoria al premio Gran Giallo Città di Cattolica con il racconto Una storia da rubare), La collezionista di sogni infranti non poteva che essere un libro fuori dalla definizione di genere. Volutamente fuori, visto che è stato pubblicato nella nuova collana diretta da Luigi Bernardi, Babele Suite, che si propone come evoluzione e superamento dei confini dei generi a favore della commistione. Che sia questo il futuro del noir?

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