Barbara Baraldi, la necessità di scrivere: l’intervista su Nuova società

È uscito nei giorni scorsi un articolo-intervista firmato da Elena Romanello, sul magazine Nuova società.

Barbara Baraldi è uno dei nuovi nomi della letteratura di genere italiana, thriller e gotico, rivolto sia agli adulti, con i romanzi “La bambola dagli occhi di cristallo” e “Il giardino dei bambini perduti” (in corso di pubblicazione in Gran Bretagna), sia ai ragazzi, con “Scarlett”. Nuovasocietà ha voluto scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua scrittura.

Come mai si è messa a scrivere e perché ha scelto proprio il gotico e il giallo come generi?

Scrivere fa parte di me, non ho scelto di farlo, è stata quasi una necessità. Scrivo da sempre e allo stesso modo coltivo una passione bruciante per le storie. Forse ho proprio iniziato così; come sorella maggiore tenevo buoni i miei tre fratelli raccontando loro fiabe spaventose, o avventurose e mia madre si meravigliava di quanto riuscissi a farli stare buoni. Un giorno ho capito che queste storie potevo scriverle e per me si è aperto un mondo. Non ho scelto un genere piuttosto che un altro, sono le storie a chiamarmi e a farsi scegliere.

Che difficoltà ha incontrato nel farsi conoscere e avrebbe qualche consiglio per gli esordienti?

Il percorso per il professionismo è lungo e tortuoso. Ho iniziato con molta umiltà pubblicizzando i miei romanzi sulla mia paginetta Myspace e facendo presentazioni in giro per l’Italia che non fossero soltanto eventi letterari. Ho sempre amato mescolare le forme d’arte quindi capitava che mostre fotografiche o performance teatrali accompagnassero gli incontri. Consiglio agli esordienti di non avere fretta, ci possono volere anni per pubblicare un romanzo e consiglio di non rivolgersi a editori a pagamento. Se credete nel vostro lavoro, aspettate che un editore scelga di pubblicare la vostra opera senza chiedere un contributo. Intanto leggete tanto, continuate a revisionare quanto scritto, e magari tentate di farvi conoscere tramite i concorsi letterari. Ce ne sono di molto seri che possono diventare un’autentica vetrina, permettendovi di essere letti da professionisti del settore. Io ho cominciato così.

Il gotico è oggi un genere che va per la maggiore, soprattutto presso i giovanissimi, ma che rischia di diventare ripetitivo e poco interessante: come è riuscita a fuggire a queste trappole e perché secondo lei piace così tanto?

Forse scrivendo la storia che si ha veramente voglia di raccontare, sfuggendo a ragionamenti a tavolino su quello che sia o non sia in voga. Le mode corrono veloci, inseguirle è inutile e dannoso. Nel caso di “Scarlett” (Mondadori) volevo raccontare una storia sull’amore e i suoi demoni, un sentimento romantico e impossibile che sfidasse ogni regola. I lettori mi scrivono di appassionarsi alle mie storie perché sentono la passione nella scrittura. A volte rimangono conquistati dai personaggi. Capita che si riconoscano in uno o nell’altro, vivano emozioni simili o affrontino gli stessi problemi. Per me è il complimento più grande. Cerco in tutto e per tutto di seguire la voce dei protagonisti, di non forzarli a fare qualcosa che non fa parte della loro personalità. E a volte sono la prima a chiedermi se esistano davvero, da qualche parte, in un regno lontano e io sia soltanto lo strumento che li porta sulla carta.

Che differenze ci possono essere tra scrivere per i ragazzi e scrivere per gli adulti?

Non faccio distinzioni di questo genere perché penso che le storie siano universali. Non ci sono tematiche solo per adulti o solo per ragazzi. Molte volte i lettori più giovani mi sorprendono per la loro maturità e gli adulti mi regalano mail in cui svelano il Peter Pan nascosto dentro di loro.

Libri e film che ama?

L’elenco sarebbe infinito. Mi nutro di libri e di film quanto di cioccolato fondente e pizza. Per citare alcuni titoli: “Narciso e Boccadoro” di Herman Hesse, “Animal factory” di Bunker, “L’amante” di Marguerite Duras e poi Pennac, Palahniuk, Eugenides, Izzo. Adoro Neil Gaiman e la letteratura francese dell’Ottocento. Tra i film cito tre titoli diversissimi tra loro: “Dracula” di Coppola, “Blade Runner” di Scott e “Milano odia, la polizia non può sparare” di Lenzi.

Prossimi progetti?

Sto lavorando al seguito di Scarlett e per questo sono emozionatissima. Personaggi come la misteriosa Ofelia e Vincent avranno maggiore spazio e questa volta l’amore più puro dovrà scontrarsi contro la passione più bruciante e lo spettro del tradimento.

Quale suo libro preferisce e perché?

Non ho un libro preferito, li sento tutti carne della mia carne. Ognuno ha un suo mondo e rappresenta un tassello del mio percorso come scrittrice.

Come le è sembrato il pubblico che la legge e la apprezza?

Adoro i miei lettori e non perdo occasioni di dirlo pubblicamente. Sono loro a darmi la forza di continuare in questo difficile percorso nei momenti difficili. Mi scrivono mail piene di emozioni, mi regalano le loro chiavi di lettura e a volte i loro sogni. Capita che si lascino ispirare dalle mie opere per creare fotografie, dar vita a racconti o musica. Inoltre, sin dal primo romanzo, c’è un gioco tra me e loro: amo nascondere canzoni e citazioni cinematografiche nei miei romanzi che i lettori cercano di scovare. A volte ne trovano alcune che io non avevo neppure pensato e finiscono per consigliarmi film o libri con atmosfere simili che io non avevo letto.

Articolo pubblicato su Nuova società

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