Striges: la recensione di Glauco Sivestri.

Oggi vi propongo una recensione di Striges pubblicata sul blog di Glauco Silvestri. Ma le sorprese non sono finite perché Glauco ha preso in mano i pennelli per regalarmi un’illustrazione davvero a tema “magia e streghe”.
barbara baraldi_smlStriges è il nuovo romanzo di Barbara Baraldi, una autrice di cui sui miei blog avete sicuramente parlare spesso perché (lo ammetto), fino a oggi non mi sono perso nessuna sua pubblicazione.
In questo Striges Barbara affronta un argomento sfizioso, ovvero la stregoneria. Ambientato a Milano, il romanzo racconta la storia di una diciasettenne dalla storia triste (mamma uccisa in una rapina, rapporto con i compagni di scuola difficile, padre pressoché assente) che, al momento del suo compleanno, scopre poteri magici che le erano sempre stati tenuti nascosti. Il rapporto tra Zoe (la ragazzina) e i suoi poteri è di difficile sbroglio. Ad aiutarla è una ragazza, Sam, che gestisce un locale vicino al suo liceo, ovvero il Bloody Mary, e che lei frequenta assiduamente. Anche Sam è una strega. E’ lei che le rivela tutto quanto possa servire a Zoe per affrontare la ‘nuova’ realtà in cui è stata proiettata, ed è lei che le rivela anche i pericoli che si troverà costretta ad affrontare.
Il mondo della magia è infatti minacciato da due differenti avversari. Gli inquisitori, da sempre alla caccia delle streghe in quanto simboli malvagi, spinti dal desiderio supremo di salvare il mondo, e da quello più terreno di appropriarsi dei loro poteri. Le Arpie, ovvero delle streghe che hanno ceduto l’intera loro essenza a un uso malvagio dei poteri che possiedono, ne sono diventate schiave, perdendo così ogni rapporto con il mondo ‘normale’. Queste ultime cercano di corrompere le streghe appena ‘nate’ (i poteri si rivelano al diciassettesimo anno), e quindi ancora incapaci di gestire la magia che è in loro, e di eliminare le streghe che si oppongono a questo arruolamento forzato.
Zoe scopre inoltre che il suo destino è legato anche a quello di un inquisitore. 400 anni prima, in un’altra vita, i due erano amanti. Ovviamente la relazione era nascosta ma… il finale tragico, un incantesimo, l’amore… gli spiriti dei due amanti si sono reincarnati in Zoe e Sebastian, quest’ultimo è l’insegnante di teatro del liceo di Zoe.
Trama fitta, complicata, piena di colpi di scena, studiata per un pubblico giovane (questo libro è uno Young Adult), ma che può essere apprezzata anche dagli adulti. L’autrice è abile a mescolare la quotidianità con il mondo della magia, a rendere Milano più attraente, a creare una storia piena di richiami a vicende passate senza neanche troppo nasconderle. Ho apprezzato tantissimo la costruzione dello spettacolo teatrale su Paolo e Francesca, storia che potrebbe ridipingersi sulle figure di Zoe e Sebastian (come in effetti avviene). Ho amato la capacità, tra l’altro presente in tutti i lavori di Barbara, di amalgamare musica e narrativa. In ogni suo libro la musica detta il ritmo della narrazione, in ogni suo libro la musica è filo conduttore della narrazione. In questo libro la musica è anche un personaggio attivo della narrazione.
Barbara ha uno stile delicato, giovane, innocente. Immagino sia questo che è tanto amata dai giovani. Ma è anche graffiante quando serve. E’ potente al punto da trasformare in immagini le descrizioni. Lo scontro sulla cima del Duomo è… dipinta con le parole. E altrettanto potenti sono gli scontri con l’Arpia che la perseguita (che Zoe chiama Cappuccetto Indemoniato, forse un termine un po’ infantile, ma che collima con il personaggio della ragazza, per certi versi già autosufficiente, per altri ancora molto bambina). Il finale roccambolesco costringe a trattenere il fiato fino all’ultima riga… e guai a interrompere la lettura prima di arrivare in fondo, perché i colpi di scena sono continui, inaspettati, inimmaginabili e… agghiaccianti.
Se devo trovare un difetto… e mi devo sforzare per farlo… ahahahah… è che finisce, e io vorrei già avere tra le mani il suo seguito. Perché in Striges si legge la nascita di una strega, ma da questo libro si intuisce una infinità di potenziali prosecuzioni che, uffa, aspettare che vengano scritti è dura!
Conoscendo bene le opere di Barbara, posso affermare che Striges è probabilmente il suo miglior lavoro. E’ la giusta evoluzione di Scarlett, più maturo, più ricco di ingredienti, più intrigante. I personaggi hanno spessore da vendere. Si tratta di un lavoro davvero curato in ogni dettaglio. Davvero un bel libro, una bella storia.

 

Rassegna stampa: la recensione di Un sogno lungo un’estate di Sul Romanzo

È vasto il panorama editoriale della lettura per ragazzi e per adolescenti, e quando mi ci avventuro mi appare sempre più chiara la necessità di una guida. Con quale criterio scegliere le letture? Perché dare precedenza a un testo piuttosto che a un altro? E poi: dove sta il valore?

Io di solito mi muovo per autore. Ho i miei punti fermi, che torno periodicamente a esplorare e ritrovare, e poi gli amori improvvisi, che mi trascinano per giorni dentro il loro mondo di avventure. Poi, certo, ci sono le cotte del momento per i titoli, le copertine, le storie… sarebbe lungo elencarle tutte.

A k.Lit ho fatto molti incontri, ma il più interessante è stato con Barbara Baraldi. Di lei non sapevo nulla, eppure è nata una simpatia (reciproca?) immediata. Quando poi ho scoperto che aveva scritto anche libri per ragazzi, mi sono e le ho promesso di leggere qualcosa di suo.

Un sogno lungo un’estate è uscito per i tipi di Einaudi a marzo. Certo, si poteva fare qualcosa di più e di meglio con la copertina, poco allettante (che sia, forse, la mia avversione per l’arancione?) e che non cattura l’attenzione; tuttavia, dopo aver letto il libro, se ne apprezzano molto di più i dettagli, e la delicatezza della scelta di una precisa scena del testo. Una copertina bruttina in modo consapevole, insomma.

La storia è dei nostri giorni; ce lo ricordano il computer, il cellulare, l’ipod e facebook. Per una volta, niente immersioni in mondi fantasy, ma la più semplice della realtà: una vacanza low-cost in campagna per la famiglia di Matilde, in evidenti difficoltà economiche a causa della perdita, da parte del padre, del lavoro. Tra oche, polvere e una gatta dispettosa, la dura realtà di un’estate priva di interesse e magia stringe come una morsa la protagonista; gli adulti non sembrano aiutarla in nessun modo, chiusi come sono nei propri problemi personali (di cui, piano piano, si verrà a conoscenza). Neanche il mondo dei pari le è solidale: l’amica di sempre, Veronica, ottusamente presa dalla sua vita e incapace di accogliere un’amicizia a doppio senso; le nuove conoscenze, figli di un vecchio amico del padre, troppo lontane e ostili per lei, piccola reginetta urbana.

Nel libro la fantasia trova il suo spazio nella sua sede naturale, che è quella dell’immaginazione personale, del viaggio di scoperta. C’è un mistero da risolvere, un mistero che non porta a mondi sconosciuti o a creature magiche, ma all’intreccio tra storia personale e Storia in senso stretto. Matilde è convinta di cercare fuori da sé un senso a quell’estate così noiosa, lontana da Veronica, da Nico, da Milano e dalla Sardegna; scoprirà invece che anche lei è parte di una storia famigliare da recuperare, di un dolore che è stato messo sotto silenzio ma che sta per riesplodere, come sempre accade.

Matilde percepisce la sua maturazione proprio nel confronto con l’amicizia. Quando un evento scombina le carte in tavola (siamo ormai alla fine del romanzo), Matilde commenta: «La cosa strana è che non ho voglia di raccontarlo a Veronica. Non mi importa. È un’emozione mia, e tenerla dentro di me ne custodisce il valore.» Delicatissima, qui, la descrizione dei processi di elaborazione dell’adolescente, che percepisce la necessità di definire, con un aggettivo generico (“strano”), la nuova emozione che nasce e, allo stesso tempo, comprende il valore di quanto è accaduto.

Un libro d’altri tempi, quello di Barbara Baraldi. Un libro pre-Twilight; il che è ancor più interessante per chi conosca la storia editoriale dell’autrice. Più adatto alle ragazze e, magari, da consigliare ai (o alle) quattordicenni più che ai (o alle) dodicenni, come suggerisce invece la quarta di copertina. Non certo perché i contenuti siano scabrosi o chissà che, solo per dare la possibilità di apprezzarne le sfumature. Quei due anni potrebbero fare la differenza.

Stefano Verziaggi

Articolo pubblicato su Sul Romanzo il 18 settembre 2012

I prossimi appuntamenti: Thiene e Alfonsine

mercoledì 4 luglio ci vediamo ad Alfonsine, allo stand della Libreria Coop di Ravenna della Festa Democratica a partire dalle ore 21:00. Parlerò di mistero con i “101 misteri di Bologna”, di “Un sogno lungo un’estate” e della saga “Scarlett”.

Per quanto riguarda la mia presenza al K-LIT Festival dei blog letterari che si svolge a Thiene, i miei appuntamenti sono:

sabato 7 luglio dalle 11.00 alle 11.30
Biblioteca civica – sala riunioni

sabato 7 luglio dalle 15.00 alle 16.00
Incontro con i lettori/firmacopie. In centro, luogo da definire (un locale, presumibilmente)

domenica 8 luglio – Colazione letteraria
dalle 9.15 alle 9.50
Piazza Chilesotti

domenica 8 luglio
dalle 12.30 alle 13.00
centro città

Vi aspetto!
Barbara

Lullaby, la farfalla di inchiostro e la proiezione onirica

È uscita su Nero cafè una bellissima recensione di Lullaby – La ninna nanna della morte, firmata Luigi Bonaro.

Lullaby - La ninna nanna della morte

“Solo immagini fuggenti come una notte di mezza estate in cui credi che la giovinezza ti permetta di poter realizzare i sogni. Una foto che sbiadisce man mano che ti avvicini per guardarla. Un tramonto che troppo in fretta si trasforma in una notte buia senza stelle e senza luna.”

Come in A Midsummer Night’s Dream, Barbara Baraldi ammanta il lettore di una nebbia fatata in virtù della quale ci si trova sognanti sul “limitare del bosco” già dalle prime pagine. Ma il bosco Shakespeariano da lei ricordato viene trasformato in incubo, un incubo quotidiano perché è così che succede sempre.

E, come sempre, è di scena l’inconscio, il bosco archetipico. Il lettore viene fatto accomodare, come davanti a un palcoscenico silenzioso, ed ecco che il sipario rosso si apre. In scena è presente la semplicità dei sentimenti contro la complessità degli istinti.

Il protagonista è l’oscurità, il ragno che arriva dolcemente attraverso le ombre del sole calante, cercando la paura nell’oscurità. Barbara ricorda il brano di Robert Smith e non a caso.

Lullaby mostra come nessuno sia buono o cattivo ma Continue reading

Scarlett – Il bacio del demone: la recensione di Roberta de Tomi

La giornalista Roberta De Tomi ha scritto una bellissima recensione di «Scarlett – Il bacio del demone» per il suo blog: Roberta post modern.

Scarlett - Il bacio del demone

E’ la seconda nuova uscita editoriale nell’arco di poche settimane che reca la firma di Barbara Baraldi, stella lucente nel firmamento del gotico italiano. Dopo “La Bambola dagli occhi di cristallo” (Castelvecchi), dal cassetto delle novità estraiamo anche “Scarlett – Il bacio del demone”, seguito del primo capitolo, uscito lo scorso anno. Protagonista, appunto, Scarlett, la giovanissima che ha ereditato il nome dalla bisnonna inglese, alla prese con una nuova, terribile avventura e con un amore travagliato, per la particolare natura del soggetto coinvolto. La ragazzina, un’adolescente apparentemente come le altre, ama, ricambiata, Mikael, un mezzo Demone, creatura a metà tra l’umano e il sovrannaturale. Un amore definito dalla stessa autrice in stile “Romeo e Giulietta”. Un sentimento quindi impossibile, almeno in apparenza, ma la cui intensità infrange distanze e barriere, proprio per la sua peculiarità.

In questo nuovo romanzo, la relazione tra Scarlett e Mikael viene messa alla prova dalla lontananza: il giovane, per imposizioni superiori, è costretto a una punizione per aver usato i propri poteri a scopi personali. La ragazzina quindi si trova a dover fare i conti con Continue reading

Lullaby: la recensione del blog Il libro eterno

Due voci narranti, due generazioni diverse… Marcello è un aspirante scrittore quarantenne che vuole scrivere un bestseller ma la “dea ispirazione” non ha mai posato il suo sguardo benevolo su di lui… Giada è una ragazzina fragile e ribelle che odia la sua vita e non sopporta l’ipocrisia della sua famiglia… Due protagonisti che nonostante la differenza d’età hanno qualcosa in comune: lo stesso senso di inadeguatezza che li fa sentire incompresi da tutti…

Nella prima parte, le due voci narranti ci raccontano la loro storia, i problemi con la famiglia, i pregiudizi, le frustrazioni, le ambizioni e la voglia di cambiare la propria vita. Nella seconda parte iniziano gli omicidi e l’atmosfera cambia, diventa soffocante e si sente la paura e il senso d’angoscia dei protagonisti. Sullo sfondo un paesino di provincia che nasconde inquietanti segreti…

Lullaby mi è piaciuto, è il primo romanzo di Barbara Baraldi che leggo e non sarà certo l’ultimo.

A parte il suo stile, mi è piaciuto molto il tratteggio dei personaggi e l’ambientazione gotica (come la descrizione dell’ex acquedotto, scenario di inquietanti scoperte). Mi sono piaciute le citazioni di alcune canzoni famose ( come “lullaby” dei Cure e “heroes” di David Bowie) che descrivono gli stati d’animo dei protagonisti. E’ stata una bella scoperta.

Consigliato Continue reading

L’intervista pubblicata sul lit blog Sul Romanzo

Un estratto dall’intervista rilasciata al lit blog Sul Romanzo:

Intervista a Barbara Baraldi

Di Morgan Palmas

Barbara Baraldi e il rapporto con la scrittura

Buongiorno, vorrei iniziare chiedendole a quale età si è avvicinato alla scrittura e se è stato o meno un caso fortuito.

Da ragazzina avevo una sorta di feticismo per la parola scritta, che mi spingeva a ricopiare le frasi dei miei libri preferiti sulle pareti della mia cameretta, usando lo smalto da unghie nere che ero riuscita a “estorcere” a mia madre per la promozione. Avevo bisogno di leggere quelle frasi ogni mattina al risveglio e di addormentarmi dopo averle lette. Non concepirei la scrittura se non fossi prima di tutto una forte lettrice. Crescendo, ho preso l’abitudine di raccontare storie ai miei fratelli più piccoli. Li tenevo buoni raccontando loro novelle spaventose. Un giorno, una persona mi ha detto: “Sei brava a raccontare storie, perché non le scrivi?”, e da lì non mi sono più fermata.

Se consideriamo come estremi l’istinto creativo e la razionalità consapevole, lei collocherebbe il suo modo di produrre scrittura a quale distanza dai due?

Seguo l’istinto creativo nella prima stesura dell’opera. Mi lascio guidare dalla storia che sento la necessità di narrare e dalla voce dei personaggi. Spesso mi sorprendono, facendo cose che inizialmente non avrei neppure valutato. Poi c’è la seconda parte del lavoro, quella di revisione e riscrittura. Sono molto severa con me stessa, riscrivo fino a che la melodia del testo non mi sembra accordata.

Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne parli.

Scrivo tutti i giorni: la scrittura, per me, è come un’amante. Va corteggiata con dedizione e costanza, altrimenti ti volta le spalle. Ci sono giorni in cui l’ispirazione regna sovrana e le dita scorrono sulla tastiera. Altri fatico a mettere insieme le parole, o tendo a distrarmi. A volte la scrittura mi ha premiata: ci sono pagine di cui sono orgogliosa, nate proprio in una giornata “no”.

Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontarci a riguardo? Continue reading

Lullaby: la recensione de La libreria immaginaria

Lullaby - La ninna nanna della morte
Lullaby - La ninna nanna della morte

Il genere gotico ha una nuova, irresistibile, interprete. In un romanzo che racchiude tutto il suo potenziale evocativo, Barbara Baraldi ci regala uno squarcio quotidiano tra i più torbidi e realistici che si possano descrivere. I personaggi ti entrano dentro come un ago sotto pelle per iniettare la dose quotidiana di macabra violenza. Quella di cui ci nutriamo la sera, a cena, davanti al telegiornale. Quella che ci fa rabbrividire al sol pensiero e ci fa riscoprire l’umanità che la vita quasi ci impone di cancellare.

Come per noi, anche loro si salvano per un soffio; un refolo di altruismo che spazza via il veleno dalle vene e lascia solo le scorie di brutti pensieri. C’é chi le espelle scrivendo, chi andando contro all’ingiustizia del mondo intero in maniera utopica e chi invece ne viene sopraffatto e trasforma la sua vita in quella di un mostro vendicativo. L’aspetto più angosciante é che il mostro é accanto a noi per tutto il tempo, palpabile. Proprio perché in bella mostra ci sorprende; sempre!

E’ quel genere di lettura che ci lascia il fiatone. Un libro che si fa sfogliare pagina per pagina chiedendoci: “e poi?”. La voglia di sapere quello che succederà é minata solo dalla paura di saperlo davvero. Lo sguardo che filtra tra le dita nelle scene di un film ad alta tensione. Inquietudine; la sottotraccia che destabilizza e rende insicure le indicazioni su chi é il colpevole. Dire che mi sono sentito toccato nel profondo é poca cosa. Dire che sono alla caccia di altri suoi libri é riduttivo. Dire che ho trovato pane per i miei denti da lettore é sacrosanta verità.

E dire che l’ho preso dallo scaffale con un filo di non curanza.

Grazie a dio l’ho preso.

Articolo pubblicato da ~ Ingelo su La libreria immaginaria

Lullaby: La recensione di Giulia Guida per Liberidiscrivere

:: Recensione di Lullaby di Barbara Baraldi a cura di Giulia Guida

Lullaby - La ninna nanna della morte
Lullaby - La ninna nanna della morte

“Come pagine strappate da un libro di favole.” [Rileggendo “Lullaby”, B. Baraldi.]

Giada si abbraccia stretta nella sua felpa scura, mette il muso a una primavera che le cade di traverso, a lei che non sa parlare altro che l’inverno. Che si sente figlia delle piogge acide. Nuvola di un temporale di novembre. Ci sono giorni in cui crede di stare per svanire, tutto la attraversa in trasparenza, non riesce più a ricalcare i suoi confini, a volte sente di non averli affatto, a volte vorrebbe gridare così forte da riuscire a disintegrarli. Giada non è quello che gli altri si aspetterebbero da lei. Non ha il decoro della famiglia borghese in cui è cresciuta, si veste come un maschio, esce di nascosto con Mirko, il figlio del panettiere- dicono che sia un cattivo ragazzo, uno che si droga, le piace perdere il contatto con la realtà, mentre i nodi si sciolgono dentro la polvere bianca. Continue reading