Lullaby: Giada e Luana

[…]

«Tutto bene?», chiede Luana e cancella così un incubo che a volte torna a perseguitarmi anche da sveglia.

«Sì». Riprendo contatto con la realtà. «Ho una cosa per te», e tiro fuori dallo zaino un cd masterizzato.

«Grazie», dice. Si alza e va a sistemarlo nello stereo.

Lullaby dei Cure comincia a suonare. Un incubo dolce, un pensiero per lei prima di dormire.

L’uomo ragno arriva su gambe di zucchero filato. Lentamente, attraverso l’ombra del sole calante, entrando come un ladro dalla finestra, nelle case dove qualcuno è morto serenamente. Guarda la sua vittima tremante nel letto che cerca di scacciare la paura nell’oscurità che si sta addensando.

Lei muove la testa a tempo, dolcemente. Allunga la mano e mi fa alzare dalla sedia. Io sento le gambe improvvisamente pesanti come la pietra. Mi invita tirandomi a sé. Un tango di nostalgia e paura nella penombra della sala baciata dalla luce dei suoi occhi dai riflessi viola.

Stai fermo, stai calmo, stai tranquillo ora, mio prezioso ragazzo, non lottare. O io ti amerò ancora di più, perché è troppo tardi per fuggire o per accendere la luce, l’uomo ragno avrà te per cena, stanotte.

Lei mi stringe appena, cinge le mie spalle con il suo profumo, potrei smettere di respirare.

«Nessuno può fuggire quando è arrivata la sua ora», sussurro.

Lullaby – La recensione di Horror magazine

Lullaby - La ninna nanna della morte
Lullaby - La ninna nanna della morte

Barbara Baraldi, Lullaby. La ninna nanna della morteHORROR/THRILLER – Castelvecchi – Le Torpedini – 2010 – pagine 232 – prezzo 15,00 euro – giudizio: ottimo

“Alberi, sole accecante, campi di grano”.
E buon odore di carta intonsa, quando si apre un libro nuovo di zecca.
E’ qui che avviene il primo delitto del nuovo romanzo di Barbara Baraldi, in un “futuro prossimo” da cui bisogna inizialmente distanziarsi e, come si diceva nelle fiabe, fare un piccolo passo indietro, per capire cos’è appena successo. Ed è proprio un alone di fiaba quello che avvolge la trama, accompagnato dalla melodia dolce e ossessiva della ninna nanna dei Cure.

“Mi guardo alle spalle. Ormai sono troppo lontana dalla strada, completamente coperta dall’ombra della grande cisterna. Avverto il pericolo, mai tornare indietro in caso di pericolo. Troppo prevedibile. Allora corro avanti.
Inciampo.
D’istinto allungo le braccia. Lo abbraccio quasi, la mia bocca a pochi centimetri dalla sua. Spalancata, come gli occhi. Il cadavere, occhi vitrei che non vedono, mi fissa. Sgozzato, scomposto.
Grido.”

La fiaba diventa oscura, nera, rosso sangue, riportandoci alla memoria quel Barbablù che ha disturbato i nostri sonni infantili, o alimentato le nostre fantasie di scrittori e lettori. Continue reading